Senza senso civico il Paese non cambia. Sul Corriere della Sera del 22 agosto, Michele Salvati denuncia la mancanza di cultura civica che unisce destra e sinistra e che è particolarmente grave nel Mezzogiorno.“Senso civico” means being concerned about the public good. It’s an attitude which in Italy is lacking, and this explains the weakness of our political system, in the left as in the right wing. From Michele Salvati to Beppe Grillo, columnists and bloggers discuss this point, without being able to find a solution. May be we should start froom the network of people who show “senso civico” in their everyday life. As “Una Città”, a not so well known monthly magazine published in Romagna, points out. Chiede tolleranza zero per i comportamenti illegali, come premessa per cambiare le mentalità e gli atteggiamenti degli italiani. Ma a chi affidare questa operazione di rigore, che come dice lo stesso Salvati, deve scontrarsi con interessi e mentalità diffuse, con ideologie radicate? Salvati afferma che “sia nello schieramento di centrodestra che in quello di centrosinistra ci sono persone pienamente consapevoli dell’importanza di questo problema”, ma al tempo stesso non crede che una svolta del sistema politico verso il centro, col taglio delle estreme e l’abbandono del bipolarismo, possa consentire ai fautori del senso civico di prevalere, perché i loro nemici “stanno anche al centro”.
A suo modo, anche Beppe Grillo pone il problema del senso civico. Le sue continue invettive contro i politici che hanno dimenticato il loro ruolo di servitori dei cittadini denunciano appunto la prepotenza di chi invece dovrebbe rappresentare gli elettori. Anche Grillo però non indica una soluzione: si guarda bene dal promuovere un partito, al massimo si limita a giornate di protesta come il prossimo “vaffanculo day” promosso per l’8 settembre. Il suo movimento è importante, ma basta una scorsa ai commenti che accompagnano il suo sito per rendersi conto come egli riesca solo a rimestare la melma del malcontento, senza esprimere una strategia. Resta aperto, insomma il problema degli strumenti politici per promuovere “la rivoluzione del senso civico”. Non sono gli attuali partiti, non è la riforma elettorale, non è la protesta di piazza. E allora? Personalmente io credo in un metodo che punta sulla rete degli esempi positivi piuttosto che sulla denuncia. In ogni parte d’Italia ci sono persone che con fatica e sacrificio svolgono il loro lavoro nel pubblico e nel privato, aiutano gli altri attraverso iniziative di volontariato, diffondono idee e comportamenti improntati alla solidarietà verso gli altri e al rispetto della cosa pubblica. Queste persone andrebbero messe in rete, rese coscienti della loro forza, in grado di aiutarsi l’un l’altra e magari di allearsi in battaglie comuni.
Utopia? Forse. Però si muove in questa direzione il mensile Una Città che esce a Forlì. Raccoglie interviste e testimonianze di gente che lavora nel sociale. Non denuncia, ma segnala “buone pratiche di cittadinanza”. Ha un motto bellissimo: Preferisco un gendarme che parla della propria vita a un filosofo che parla della vita . Non è molto citato, ma raccoglie un’attenzione crescente. Una Città è solo un esempio. Qualcuno forse potrà indicarmene altri. Ma la rivoluzione del senso civico deve nascere da chi il senso civico cerca di praticarlo nella quotidianità.
Donato Speroni http://blog.donatosperoni.it/