Leggendo “Il giro del mondo in 72 giorni“, di Nelly Bly, curato in italiano da Luisa Cetti, mi chiedo se il suo record del 1889 può essere battuto, usando come la Bly e come Fogg soltanto mezzi pubblici (aereo escluso). Non è facile, perché sui lunghi percorsi non esistono più le navi passeggeri. Ma usando una nave da crociera, un cargo e lunghi viaggi in treno, dovrebbe essere possibile compiere il periplo in 60 giorni.On the route of Verne’s Phileas Fogg, in 1889 the American journalist Nelly Bly made a tour around the world in 72 days and wrote a book, now translated into Italian by Luisa Cetti. It is almost impossible to do the same thing today, using public means of tranportation (without planes, of course), because the passenger ships on the long routes have been abolished. But with long trips by train and using a cruiser and a cargo ship, you can circle the world in around 60 days.
Ho appena finito di leggere “Il giro del mondo in 72 giorni”, pubblicato da Mursia e introdotto da una bella presentazione di Luisa Cetti, che ha curato anche la traduzione. E’ il resoconto di una giornalista, Nelly Bly, che nel 1889 sfidò Phileas Fogg, l’immaginario protagonista del romanzo di Jules Verne uscito nel 1873 e riuscì a completare il periplo della Terra in otto giorni in meno dei fatidici 80. Così facendo battè anche il recordo di George Francis Train, un eccentrico americano che effettivamente nel 1870 compì il giro del mondo in 80 giorni e le cui gesta fornirono lo spunto a Verne.
La Bly, come Fogg e come Train, fece il percorso in nave e in treno: da New York a Londra e poi a Calais, Brindisi, Port Said, Ismailia, Suez, Aden, Colombo, Penang, Singapore, Hong Kong, Yokohama, San Francisco e infine di nuovo a New York. Oggi, a distanza di 120 anni, mi chiedo se è possibile battere il suo record.
Perché la domanda abbia un senso, bisogna naturalmente porre delle limitazioni: non va considerato l’uso dell’aereo e neanche l’eventualità che un eccentrico miliardario, organizzando punti di appoggio in tutti gli oceani, riesca a compiere il periplo con un veloce yacht.
Immaginiamo invece di realizzare l’impresa utilizzando mezzi pubblici, come fecero i nostri eroi dell’ottocento. E qui scopriamo la prima grossa difficoltà: le navi da trasporto passeggeri sulle lunghe rotte non esistono più, ormai soppiantate dagli aerei. C’è un’ampia e costosa offerta di crociere attorno al mondo: basta digitare su Google “round the world cruise” per verificarlo. Però impiegano tutte come minimo cento giorni. Oppure ci si può avvalersi dell’offerta di cabine su navi commerciali. Per esempio, la Freighter World Cruises offre giri dall’Europa all’Europa in circa 102 – 104 giorni (età limite, è specificato: 80 anni).
Insomma, farcela in 72 giorni, come fece Nellie Bly sulla base di un percorso prevalentemente marittimo, oggi è quasi impossibile. Del resto si tratta di una velocità di tutto rispetto, sia per terra che per mare: circa 500 chilometri al giorno. Vista la scarsa disponibilità di navi, si può tentare di compiere il percorso per quanto possibile via terra cioè in treno. Per esempio, da New York si può prendere una crociera transatlantica (circa 12 giorni), poi andare a Mosca in treno (un paio di giorni) e quindi a Shangai attraverso la transiberiana e le ferrovie cinesi in una quindicina di giorni, seguendo all’inverso un percorso analogo a quello raccontato da Tiziano Terzani in “Un indovino mi disse”, quando il giornalista, per sfuggire a una predizione, per un anno intero non prese l’aereo per i suoi spostamenti. Arrivati a Shangai, ci si può imbarcare su una nave della compagnia Hanjin che in dodici giorni ci porterà a Long Beach, e da qui attraversare gli Stati Uniti in treno per ritornare al punto di partenza. Considerando anche l’attesa delle coincidenze, ci vorranno una sessantina di giorni.