Non aggiorno spesso questo sito. Scrivo più spesso sul mio blog Numerus sul sito del Corriere della Sera, o magari su altre pubblicazioni, come la rivista Futuri. Ma l’estate anche per me è un momento di consuntivi sull’attività svolta nei mesi precedenti e così sento la necessità di qualche riflessione personale. C’è una cosa che devo spiegare, soprattutto: come mai ho cambiato programma. Un anno fa, con Gianluca Comin, ci preparavamo a scrivere un aggiornamento del nostro libro “2030 – La tempesta perfetta”. Il volume era uscito nel 2012, aveva avuto una buona accoglienza, ma da allora molte cose sono successe, non in senso positivo. Mentre il nostro lavoro partiva dalla previsione di John Beddington, al’epoca capo dei consulenti scientifici del governo inglese, che annunciava una grande crisi “entro” il 2030, in mancanza di una adeguata governance internazionale per gestire economia, migrazioni, clima e altri fattori di crisi sociale e ambientale, gli avvenimenti degli anni più recenti ci hanno messo di fronte a una crisi più imminente, anzi già in corso. La “terza guerra mondiale a pezzi” di cui parla Papa Francesco è uno dei segni di un mondo che ha perso il suo equilibrio, ma ce ne sono anche altri, dall’accentuarsi delle diseguaglianze (l’1% dell’umanità che possiede più del rimanente 99%!) all’ondata inarrestabile dei profughi e dei “migranti economici”, dall’aumento dei fenomeni climatici estremi allo scioglimento accelerato dei ghiacciai.
Di fronte a questa situazione, ci sembrava giusto scrivere un altro libro che documentasse quanto sta avvenendo e desse soprattutto un messaggio ai più giovani: siete una generazione che ha la possibilità di campare oltre 100 anni, ma per vivere e non sopravvivere dovete avere il coraggio di scelte precise. Insomma, una sorta di invito a impegnarsi, che avevo già anticipato su Facebook.
Nel frattempo però sono avvenute due cose importanti. La prima a livello internazionale: nel settembre scorso l’Assemblea dell’Onu ha approvato l’Agenda 2030, che si sostanzia in 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs) per il prossimo quindicennio. A differenza dei precedenti Millennium Development Goals (MDGs) varati nel 2000, gli SDGs sono stati preceduti da un’ampia consultazione mondiale alla quale hanno partecipato governi e società civile e valgono non soltanto per i Paesi in via di sviluppo, come gli MDGs, ma per tutti. Comprendono obiettivi sociali, ambientali, ma anche di salvaguardia dei diritti e di cooperazione internazionale. Un grande impegno sostanziato in 169 sotto-obiettivi (targets) e in oltre 240 indicatori. Forse un po’ utopico, ma in grado di fornire un percorso per stimolare la collaborazione internazionale nei prossimi anni.
Il secondo avvenimento riguarda l’Italia: l’ex ministro del Lavoro Enrico Giovannini (ex presidente dell’Istat ed ex chief statististician dell’Ocse) ha promosso l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) e in breve tempo ha ottenuto l’adesione di oltre 120 associazioni impegnate a vario titolo nella realizzazione di uno o più obiettivi dell’Agenda 2030. Giovannini, col quale avevo collaborato anche all’Istat e al Lavoro, mi ha chiesto di assumermi la responsabilità della redazione del sito www.asvis.it, che aggiorniamo quotidianamente con notizie che riguardano i temi dello sviluppo sostenibile.
Ho accettato di buon grado e ho dato priorità a questo impegno per due ragioni. La prima è che nell’attuale situazione, diversa da quella di quattro anni fa quando uscì il nostro libro, mi sembra prioritario svolgere un compito che non sia solo di divulgazione delle sfide che abbiamo davanti, ma anche di costruzione di un futuro accettabile attraverso un lavoro collettivo. La seconda, più personale, è che questo impegno mi ha consentito di tornare all’attività che amo di più: lavorare con una squadra per produrre informazione. Con me collabora un gruppo di giovani qualificati e questi primi mesi mi hanno dato molte soddisfazioni.
L’ASviS, dalla sua presentazione alla Camera l’11 marzo, ha messo a segno molte iniziative, favorendo lo scambio di buone pratiche tra le diverse organizzazioni aderenti, avviando la collaborazione col ministero dell’Ambiente per la messa a punto della Strategia italiana di sviluppo sostenibile, prevista dalla legge, cercando di orientare tutta la produzione normativa in termini di sostenibilità e di previsione e verifica degli impatti non solo economici ma anche sociali e ambientali. Sul sito, su facebook, su twitter, con la nostra newsletter, abbiamo documentato questo lavoro, che avrà un punto di verifica importante il 28 settembre con la presentazione del primo rapporto dell’organizzazione, articolato per ciascuno dei 17 Goals.
Inizio insomma il nuovo anno di lavoro con un impegno gratificante, senza quella sensazione di isolamento che spesso affligge il giornalista in pensione che può sì scrivere ed essere apprezzato, ma non partecipa più al lavoro collettivo di una redazione. Ovviamente qualche volta mi interrogo: servirà a qualcosa tutto questo lavoro, non solo mio, ma di tutto il segretariato dell’Alleanza? Non dimentico un aneddoto raccontato da Piero Angela, in occasione dell’ultima Peccei lecture. Anni fa propose una serie di trasmissioni sui limiti dello sviluppo e si sentì rispondere dal caporedattore dell’epoca: “Ma insomma, ci sei solo tu a occuparti di queste cazzate”.
Dai tempi della pubblicazione di Aurelio Peccei “I limiti dello sviluppo” sono passati oltre 40 anni. I problemi si sono aggravati e sono evidenti a tutti, ma la tentazione di metterli sotto il tappeto per occuparsi solo delle questioni contingenti è ancora molto forte. La nostra scommessa è proprio questa: costringere i politici, i media, l’opinione pubblica a guardare un po’ oltre il proprio naso perché un futuro sostenibile è possibile solo se lo si costruisce cominciando da subito.