La gente non è solo di cattivo umore, come dice il New York Times. E’ molto incazzata perché non vede via d’uscita, non crede più nella classe politica attuale, ma anche nella possibilità di cambiarla. Prendendo spunto da un piccolo e diffuso caso di cattivo funzionamento (i bagni sporchi sui treni) vediamo che cosa si potrebbe fare per far cambiare umore agli Italiani.“Italy is in a funk”, wrote the New York Times. In my opinion, something worse is happening, because Italians do not believe any more that the political class, any political class, will be able to solve their problems. Even the small ones, like the dirty toilets in the trains. Incompetence, unefficient or corrupted administration, but also bad behaviour by some citizens combine in a tangle very difficult to solve.

L’Italia è di pessimo umore. Credo che questa sia la miglior traduzione dell’articolo del New York Times che dice che l’Italia è “in a funk”, perché funk è un’espressione slang che significa “qualcosa più di una brutta giornata, ma meno di una depressione”.
Ma è davvero così? Se si ascoltano i discorsi in giro, si direbbe che ci sia qualcosa di peggio: la gente è molto incazzata. Ancor più incazzata perché non vede via d’uscita.
Discorso sentito l’altro ieri in treno, affollato e scomodo.
Prima signora: “Se si va avanti così arriveremo alla guerra civile”.
Io: “Contro chi, signora?”.
Prima signora dopo un attimo di silenzio: “Contro questi disgraziati che ci derubano e che sono uno peggio dell’altro”.
Seconda signora: “Ci vuole qualcuno che si mette a fare il matto. Un dittatore, perché non ci meritiamo la democrazia”.
Gli altri, nel vagone, assentivano, non perché volessero davvero tornare al fascismo, ma per rabbia verso la classe politica, la “casta” che è vissuta come tutta uguale.
Seconda riflessione ferroviaria. Treno di lunga percorrenza Amburgo – Lipsia, un viaggio abbastanza lungo che passa per Berlino. Per tutto il tempo i bagni rimangono perfettamente puliti e funzionanti: uno specchio.
Treno Eurostar Milano – Napoli, che dovrebbe essere il fiore all’occhiello delle ferrovie italiane: bagni sporchi fin dalla partenza, poi sempre peggio, finché non scatta la chiusura. Si vedono signori anziani girare da una carrozza alla all’altra ricerca di una toilette ancora funzionante bofonchiando: “qui bisogna viaggiare col pannolone…”.
Quali sono le cause di queste disastro? Io credo di averne individuate tre e val la pena di rifetterci perché sono un sintomo del problema generale.
1) La tecnologia sbagliata. I nuovi bagni sono come quelli degli aerei, non seminano escrementi sulla massicciata. Ottima cosa. Peccato però che sia stata sbagliata la capienza. Quando il contenitore è pieno si chiudono automaticamente. Vi assicuro, è proprio così, me lo ha spiegato un alto dirigente delle Ferrovie.
2) La gestione degli appalti. Delle due l’una: o sono stati accettati prezzi così bassi che non consentono alle ditte appaltatrici di fare pulizie adeguate, oppure non ci sono controlli adeguati sul servizio fornito. Per sciatteria, per corruzione, non sappiamo, ma certo questo è uno dei nodi.
3) La maleducazione della gente. Sembra che quando le toilette appartengono a un soggetto pubblico, come le Ferrovie, nelle persone si scatenino i peggiori istinti, con comportamenti che gli stessi sporcaccioni sono pronti a definire incivili quando messi in opera dagli altri.
L’incompetenza, forse la corruzione o comunque la cattiva amministrazione, la mancanza di rispetto per il servizio pubblico: è difficile sciogliere questi cattivi comportamenti, che anzi trovano un alibi l’uno nell’altro: se le Ferrovie ci danno un cattivo servizio, ragionano in molti, io mi comporto male anche per ribadire la mia protesta.
Di fronte a questo intreccio diabolico, non c’è politica o antipolitica che tenga. Ci vorrebbero comportamenti esemplari. Immaginiamo che chi ha progettato i bagni sbagliati sia messo in condizione di non nuocere, che si ridefiniscano le regole per le ditte che si occupano delle pulizie nei treni e al tempo stesso ci sia del personale viaggiante incaricato di garantire l’efficienza e la pulizia dei bagni, che tutto questo venga pubblicizzato insieme a una campagna di comunicazione sull’educazione nell’uso dei cessi pubblici… Certo, è difficile. Vuol dire sfidare il sarcasmo di chi irride a qualsiasi tentativo di educazione collettiva, investire un po’ di soldi, forse misurarsi con qualche piccola corporazione. Ma finché non vedranno che qualcuno dei tanti nodi grandi e piccoli del Paese viene avviato a soluzione con un po’ di coraggio, gli italiani continueranno a essere non depressi ma frustrati e incazzati. In fondo al suo animo, la signora nel vagone non sognava davvero un Dittatore che facesse arrivare in orario i treni, sapeva bene che quella è solo un’illusione. Ma desiderava un bravo Capotreno con i poteri necessari per far funzionare le cose di sua competenza.. E non è una metafora, non sto parlando delle prerogative del Presidente del consiglio. Parlo proprio dei Capotreni e dei tanti dipendenti pubblici che non hanno più né precise responsabilità né poteri efficaci.
P.S. So benissimo che anche se i treni fossero più puliti la gente farebbe fatica ad arrivare a fine mese, la giustizia continuerebbe ad essere un disastro, i tanti problemi del Paese rimarrebbero tali e quali. Ma da qualcosa bisogna pur cominciare…

1 commento

  1. Bel post.

    Il problema dei bagni sporchi era un problema anche in India.
    Gandi lo risolse pulendoli.

    La cosa fu particolarmente importante perche’ quello era un lavoro riservato agli intoccabili. Che pero’ non avevano accesso ai bagni del congresso. (Che dimostra che anche gli indiani sanno essere delle volpi quando ci si mettono.)

    E Sandro Pertini quando andava in montagna e trovava delle cartacce le raccoglieva.

    Piu’ di 2000 anni fa nel tao te ching fu scritto:
    quando la nazione e’ nel caos (alcune traduzioni dicono corrotta),
    i ministri leali appaiono.

    Questa frase a due diverse interpretazioni canoniche. Entrambi considerate vere contemporaneamente.

    La prima e’ che l’apparenza di ministri leali non e’ un buon segno.
    Come diceva Gaber: quando un pubblico ministero [e qui parlava di di Pietro] per miracolo o per chissa quale oscura ragione fa il suo dovere, diventa subito Giuseppe Garibaldi”

    Siccome quello che e’ diverso dal suo contesto,
    in un paese corrotto si notano le persone leali.
    In un paese non corrotto si notano le persone corrotte.

    La seconda idea e’ che siccome ogni cosa che raggiunge il suo estremo si trasforma nel suo opposto (una delle regole basi del Taoismo), l’apparenza dei ministri leali e’ il primo segno del cambiamento.

    Gandhi ha anche scritto che bisogna essere il cambiamento che si vuole vedere nel mondo.

    L’India sporca, razzista, e conquistata degli inizi del ‘900 ha dato la nascita a Gandhi.
    L’Italia sporca, corrotta e ladrona del ventunesimo secolo a chi dara’ la nascita?
    Non mi aspetto nulla di meno di Gesu’ Cristo.

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